A “Marassi” Vlahovic ha toccato appena nove palloni

Mancano gli assist di Di Maria e Chiesa, ma i compagni non fanno nulla per servire al meglio il centravanti serbo. E poi serve un regista: con l’ingresso di Miretti la manovra è migliorata

A fine primo tempo, un dato fotografava alla perfezione tutte le difficoltà di Dusan Vlahovic nella grigia serata di Marassi: appena tre palloni toccati, uno nella sua area che per poco non beffava Mattia Perin (palo su corner della Samp). Un altro a metà campo, l’ultimo nella zona destra dell’attacco. Zero negli ultimi 16 metri avversari. Nella ripresa qualcosa di meglio, ma comunque troppo poco per regalare i tre punti alla sua Juve.

Al fischio finale, le palle giocate dalla stella bianconera sono state nove: nessuno dei 22 titolari di ieri sera ne ha toccate di meno. La migliore sul gol annullato a Rabiot, con la finta a eludere Colley e il passaggio vincente per la stoccata del francese. Tutto vanificato dalla posizione del centravanti serbo in partenza: fuorigioco sul filtrante di Miretti. E proprio gli offside stanno diventando un problema nel problema. Vlahovic è il re della classifica dei giocatori di Serie A più volte (ben sei) fermati dalla bandierina degli assistenti. Una triste corona, che testimonia come Dusan cerchi in tutti i modi spazi e movimenti per farsi servire dai compagni, ma senza grandi risultati.

A dirla tutta, anche con il Sassuolo era finito in tre occasioni in fuorigioco, ma a colmare le lacune dell’attacco bianconero aveva contribuito alla grande la fantasia di Angel Di Maria. Ieri sera a Marassi il Fideo non c’era, Vlahovic aveva ai suoi lati Cuadrado e Kostic, ironia della sorte i due che hanno avuto le chance più ghiotte per dare alla partita di Genova una piega diversa. Solo che il capitano e l’ultimo arrivato, in linea teorica i deputati a consegnare palle buone a Dusan, non hanno di certo il suo instant killer in area e così il bravo Audero ha salvato la pellaccia alla Samp. E lui, Vlahovic, quante volte ha tirato? Appena una, allargandosi con il sinistro e calciando sul fondo. Sostanzialmente nell’unica mezza occasione avuta. Si pensava che con due ali come Cuadrado e Kostic sarebbero piovuti palloni in area per l’attaccante ex Fiorentina, che quando aveva incrociato la Sampdoria con la maglia viola era stato letale (cinque reti). Invece il colombiano a destra non ha praticamente mai sfondato (un solo cross), mentre il compagno di nazionale ha sì sfornato sei traversoni, ma non trovando mai il connazionale. Confermando una statistica inquietante, già emersa con la Serbia: quando Vlahovic e Kostic sono in campo contemporaneamente, nessuno dei due fa gol. In più, nel 4-3-3 senza Di Maria (e Pogba), con un solo vero incursore alle spalle (lo spento McKennie e a tratti, nella ripresa, Rabiot) e con due laterali prestati al ruolo di esterni offensivi non a piede invertito (quindi più tendenti ad allargarsi che ad accorciare le distanze), Dusan è apparso più isolato del solito. Solo nell’ultima mezzora, con gli ingressi di Miretti (bravo nel verticalizzare) e Kean (più attaccante di Cuadrado) e un Doria sulle gambe, Vlahovic ha visto più vicini i compagni vestiti per l’occasione di nero. Non è però bastato.

È chiaro che Max Allegri deve far fronte agli infortuni e la cosa non può che complicare la vita anche a Vlahovic. Con Di Maria, Pogba e Chiesa la Juve sarebbe un’altra cosa, non solo per la qualità dei giocatori, ma anche per la capacità di assistere la punta centrale in tutta la manovra. In vista della Roma, a meno di un aiuto in settimana dal mercato, il tecnico bianconero dovrà studiare qualche soluzione per non far sentire troppo solo il suo centravanti da 90 milioni (bonus compresi). Anche ieri Dusan ha spesso sbuffato e allargato le braccia in segno di disappunto. Max dovrà risolvere pure questo aspetto.

Lo scrive oggi La Gazzetta dello Sport.

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