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Bonucci: capitano della Juventus e della Nazionale, ma senza garanzie

Con l’Italia ha saltato per la prima volta due partite consecutive per scelta tecnica, mentre in bianconero non è poi così sicuro del posto da titolare

Dal mondiale 2014 a oggi non era mai successo che Bonucci saltasse due partite di fila nella stessa finestra azzurra. È accaduto dopo la nottataccia di Wembley contro l’Argentina, ultima presenza di Giorgio Chiellini in Nazionale (e più in generale nel calcio del Primo Mondo), la 117ª. Per Leo, poi, tribuna a Bologna, con la Germania e panchina a Cesena con l’Ungheria. Per certi versi un percorso prevedibile, dato che Roberto Mancini, dopo Londra, aveva spiegato a lui come a Belotti, che avrebbe voluto vederli subito in vacanza, per ricaricare le pile esauste. I due campioni d’Europa invece avevano manifestato la volontà di restare col gruppo, nel momento dell’acuirsi della crisi prolungata, iniziata con l’eliminazione mondiale. Una scelta moralmente apprezzabile. Sta di fatto che poi, per come si sono svolte le due partite di Nations League, mentre il Gallo ha messo almeno i piedi sul terreno contro gli ungheresi al Manuzzi, Bonucci ha potuto solo fare il capitano non giocatore, uscendo spesso dalla panchina per polemizare in modo veemente per l’arbitraggio, soprattutto nel finale. 

Così però è rimasto a quota 116 presenze, una sotto alla quota Chiello-DDR. Può sembrare un dettaglio marginale, quest’ultimo. Ma non per uno come Bonucci, che, pure a 35 anni, vive di sfide continue, anche con se stesso, e sa bene il significato profondo di quel numero legato alla Nazionale. Per dire, a Konya, subito dopo il tonfo mondiale di Palermo, è riuscito a giocare gli ultimi minuti con la Turchia, reduce peraltro da un lungo infortunio.
Certo, Mancini conterà ancora su di lui, apprezzandone da sempre la visione di gioco. Ma intanto, dopo l’uscita di Chiellini, in questa Italia in via di trasformazione, serve una nuova coppia affidabile, e ci sono nuovi protagonisti alla ribalta. Vero che il ct ha trovato già l’erede del Chiello in Bastoni e ancora sta lavorando per battezzare le alternative a Bonucci e Acerbi come centrali di destra. In questo senso Gianluca Mancini avrà le sue chance così come Federico Gatti, neo juventino.

QUALE POSTO NELLA JUVE – Già, la Juve. E qui il discorso si allarga, per Leo. Pur essendo già stato investito da Allegri del ruolo di capitano (fascia a cui lui teneva tantissimo, a proposito di simboli, e non lo nascose ai tempi di Dybala graduato), dopo l’addio di Chiellini, la sua centralità tecnico-tattica non è altrettanto salda. E a Bonucci restare a guardare non è mai piaciuto. Aver saltato la finale di Coppa Italia da titolare contro l’Inter non lo ha lasciato indifferente. Così, a fine stagione, prima di rispondere alla convocazione azzurra, si è confrontato francamente con Allegri. Nessuno ha chiesto o promesso garanzie. Però Leo sa che non lo aspettano solo partite dal primo minuto. Soprattutto bisognerà vedere come la Juventus si muoverà sul mercato. In questo momento i quattro difensori centrali bianconeri sono Bonucci, De Ligt, Rugani e Gatti. Ci sono poi il sogno Koulibaly, la situazione Demiral (da risolvere con l’Atalanta col turco probabilmente destinato in Premier), la necessità di cessioni di peso. La cosa più remota, per età e ingaggio oltretutto, appare quella di una partenza di Leo. Che per parte sua a settembre vuol far 117 in azzurro, da cardine della Juve.  

Lo scrive oggi Il Corriere dello Sport.

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