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La Juventus e una difesa che “balla” ancora troppo

Le partenze di Chiellini e De Ligt, l’arrivo di Bremer e Gatti e le non perfette condizioni fisiche di Bonucci: tutti i nodi del reparto difensivo che, al momento, è quello che dà meno garanzie ad Allegri

La sfida al tridente Messi-Mbappé-Neymar era la prova più dura possibile al mondo in questo momento, ma i due gol in venti minuti che hanno steso subito la Juve sono nati dalla scaltrezza di uno scavetto e di un passaggio in profondità contro una marcatura non pronta, più che dalle prodezze individuali e dalla classe degli attaccanti del Psg, con palloni a scavalcare un’impreparata retroguardia bianconera che hanno portato alla rete.

Senza buttare via il bambino con l’acqua sporca, visto che in campionato (da leggere alla luce delle avversarie) la Juventus è la squadra che ha subìto meno gol, se c’è un reparto che è uscito peggio degli altri dal debutto in Champions a Parigi è proprio la difesa. Per più di una ragione.

LA CONDIZIONE DI BONUCCI

Al Parco dei Principi Leonardo Bonucci, che era tornato ad assaggiare il campo solo sabato per gli ultimi 12 minuti sul campo della Fiorentina, tornava in campo da titolare per la prima volta dopo tre settimane dall’unica partita giocata quest’anno, la prima di campionato contro il Sassuolo. A fermarlo un affaticamento al flessore che ha finito per tenerlo ai box più tempo del previsto. È ripartito subito col botto, perché è evidente che il confronto con un attacco stellare come quello del Psg non ammetta rodaggi. Tornare a prendere confidenza col campo migliorerà la situazione, con ogni probabilità, e il passare delle partite dirà se c’è anche una questione di brillantezza legata all’età. Ma l’anagrafica, per definizione, potrà pesare sulla sua disponibilità e in ogni caso i 35 anni imporranno comunque una gestione dell’impiego. Non è qualcosa che si scopre oggi, ma nell’economia del reparto avrà il suo peso.

L’ADATTAMENTO DI BREMER

A finire in mezzo sull’asse delle meraviglie tra Neymar e Mbappé non è stato solo Bonucci ma anche Gleison Bremer. I ricordi delle sue stagioni granata in cui si è imposto come miglior difensore del campionato fanno partire dall’assunto di avere a che fare con uno nato pronto, la realtà è che anche lui ha pagato da parte sua il prevedibile scotto del noviziato alla prima partita di Champions League – in termini di staticità, posizione e reattività rispetto ai pericoli -, come nei primi giorni di Juve aveva pagato lo scotto del sistema di gioco diverso e a un livello di calcio per lui nuovo. In più c’è la questione non solo della chimica coi compagni di reparto (e a Parigi è tornato a fare coppia con Bonucci come non succedeva da tre settimane) ma anche della posizione in campo: ritrovata la zona di comfort sul centro-destra con l’infortunio del capitano, per tenercelo adesso Allegri è ricorso all’espediente della difesa a tre (in cui il brasiliano è più a suo agio) adattando Danilo sul centro-sinistra.

IL TEMA DEL MODULO

E si arriva al tema di come vorrà difendersi la Juve. Senza che questo poi porti a una risposta univoca, perché storicamente è tra le predilezioni di Allegri poter decidere all’occorrenza, tra una partita e l’altra o all’interno della stessa partita, se schierarsi con la retroguardia a tre o a quattro. Di mestiere Danilo risolve problemi e si è dimostrato un jolly prezioso per mettere ognuno dei compagni nella posizione migliore per rendere e dare al tecnico quello che serve quel giorno: terzino a destra o a sinistra, centrale nella difesa a due o “braccetto” della difesa a tre, mediano davanti alla difesa… A Parigi il brasiliano ha cominciato da novello Chiellini (per posizione) sulla sinistra della difesa a tre per poi chiudere da terzino destro quasi a tutta fascia. E’ lui in questo momento il più affidabile là dietro, ma nella rotazione si sono visti anche Daniele Rugani (titolare con la Samp) e Federico Gatti (titolare con lo Spezia), finora meno di quanto si pensasse. Al di là delle scelte legate all’infermeria o al turnover, Allegri sembra ancora alla ricerca dell’assetto che più lo convince.

Lo scrive oggi La Gazzetta dello Sport.

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