Gli hanno preso praticamente tutti i giocatori richiesti, ma questa Juventus ha già il passaggio in Champions League appeso a un filo e in campionato è già in ritardo. Allegri non ha dato gioco alla sua squadra e questo è inquietante
Lo hanno ascoltato, lo hanno accontentato. In tutto, o quasi. Un anno fa Allegri voleva un centravanti, un vero numero 9, un animale da area di rigore: a gennaio gli hanno preso Vlahovic, il migliore (all’epoca, almeno; ora è molto meno efficace e troppo nervoso, forse anche perché viene sfruttato in modo sbagliato).
In estate l’allenatore ha chiesto un centrocampista “box to box”, un campione esperto e di qualità, un regista, un’ala: ecco Pogba, il massimo nel ruolo; Di Maria, stella internazionale; Paredes, obiettivo bianconero da anni; Kostic, il re dei cross in Europa. Venduto De Ligt, il club ha reinvestito gran parte di quello che ha incassato per dare al tecnico Bremer, nella scorsa stagione uno dei tre migliori difensori della Serie A. Hai la Juve che volevi, caro Max: vai e vinci. Macché.
La sconfitta contro il Benfica amplifica i problemi, i dubbi, i malumori. E fa deflagrare la crisi della Juve. No, non è presto per usare questa parola: crisi. Non lo è perché i bianconeri, adesso, hanno almeno un piede fuori dalla Champions. La competizione più importante, quella che porta gloria e – soprattutto – denaro. L’esclusione nel girone di qualificazione sarebbe un disastro tecnico, economico, d’immagine. E pensare oggi di raggiungere e superare il Paris Saint-Germain o il Benfica, che hanno sei punti in più, è un esercizio di puro ottimismo
ALLEGRI
Nelle ultime tre stagioni l’eliminazione della Juve è sempre arrivata agli ottavi e il percorso è stato giudicato negativo, anzi fallimentare dalla società, tanto che ha segnato la fine dell’era Sarri (fatto fuori dal Lione) e Pirlo (dal Porto): esonerati entrambi. Solo Allegri è sopravvissuto alla batosta incassata contro il Villarreal nella scorsa edizione della Champions. Il motivo? Forse è nascosto nella battuta che Arrivabene ha rivolto ieri, prima della partita, al tifoso che gli chiedeva di licenziare Max: “E poi quello nuovo lo paghi tu?”. Non è sbagliato credere che Allegri sia ancora l’allenatore della Juve, nonostante i risultati negativi della passata stagione, soprattutto perché ha un contratto da 7 milioni netti più bonus l’anno fino al 2025.
PROBLEMI FISICI
I risultati della Juve in questo inizio di stagione sono decisamente negativi: due vittorie in sei giornate di campionato (e non cambia il giudizio complessivo l’errore arbitrale che ha tolto ai bianconeri il successo contro la Salernitana); due sconfitte in altrettante partite di Champions (ai bianconeri non era mai successo nella storia di perdere le prime due gare del girone eliminatorio). Ma, soprattutto, è inquietante la mancanza di un’idea, di un gioco, di un progetto di calcio. Allegri cambia modulo a ogni partita, togliendo qualsiasi certezza ai suoi calciatori. E si ha anche la sensazione che la squadra sia in difficoltà dal punto di vista fisico: pare spenta, molle, poco reattiva. In più ci sono gli infortuni, tanti, troppi. Una giustificazione per i risultati negativi, in parte, ma in parte anche un segnale di allarme: è un caso che siano così numerosi?
LA PIAZZA
I tifosi della Juve sono in gran parte contro Allegri: il malumore per il gioco e i risultati, strisciante dalla scorsa stagione, sta diventando diffuso. Agnelli, da grande dirigente qual è, non si farà condizionare dalla piazza per decidere le sorti di squadra e società. Ma proprio perché in ballo c’è il futuro del club, sta osservando con attenzione il percorso di Allegri. Un suo amico, però oggi soprattutto un allenatore in grandissima difficoltà.
Lo scrive oggi La Gazzetta dello Sport.