Lippi: “Primo scudetto con la Juve? Eravamo la modernità”

L'ex allenatore dei bianconeri e della Nazionale si è raccontato in una lingua intervista. Ecco le sue parole a La Repubblica

Gli anni sulla panchina della Juventus, i migliori giocatori che ha allenato e la speranza del ricordo eterno dei Mondiali del 2006: questi e tanti altri sono gli argomenti trattati da Marcello Lippi. L’ex allenatore dei bianconeri e della Nazionale si è raccontato in una lingua intervista. Ecco le sue parole ai microfoni de La Repubblica. 

Lippi e il primo scudetto con la Juventus

Eravamo la modernità. Credo che quella squadra rappresentasse già benissimo la mia idea di calcio: aggressiva in ogni zona del campo, organizzata ma senza l’ossessione della tattica che oggi ha contagiato un po’ tutti. Avevo giocatori disposti al sacrificio. La cosa più difficile è capire cos’hanno dentro le persone, e poi allenarle nella testa. Come giocano, quello si comprende al volo. La storia, e la competenza delle persone che se ne occupano. La diversità la noti davvero soltanto quando ci sei dentro. Poi, certo, la Juventus non è solo la squadra più amata, è anche la più detestata, è antipatica perché ha vinto tanto. E allora io dico che è proprio bello essere antipatici”.

E sul campionato di oggi dice:

“Spengo la tivù solo se una delle due squadre non può più essere raggiunta. Gli allenatori mi sembrano più preparati rispetto alla mia generazione, e c’è anche un maggiore equilibrio, sono sparite le squadre materasso. Lo scudetto? Non mi stupirei se tornasse in gioco pure la Juve”.

Lippi e i migliori giocatori che ha allenato

“Guarda, era il 2003, tutti noi della Juve sul palco di Sanremo a cantare questo brano per beneficenza, per l’ospedale Gaslini. Presentava Mike, altro bianconero. Ne ho allenati tanti, e tanti magnifici. Baggio è stato uno dei più grandi della storia. Il più grande? Mmmm, come faccio? Se dico Del Piero non posso non pensare a Zidane, se dico Zidane non posso non pensare a Del Piero… E poi Vialli che mi manca tanto: generoso, ironico, intelligentissimo, un fuoriclasse e un mattacchione. Ma anche Conte, che era il mio punto di riferimento. E Pirlo, Nedved, Totti, Gattuso, Gigi… E Roberto Baggio, certamente: uno dei più grandi della storia. Tra quelli che non ho allenato direi Maradona, Messi e Van Basten. Anche se quello immenso, visto solo in televisione, è stato Pelé”.

 

“Mondiale 2006? Spero che i giovani lo ricordino”

Spero che queste nuove generazioni si facciano un giro su YouTube, ogni tanto, per guardare le partite del nostro Mondiale. Avere reso felice tanta gente è la massima soddisfazione della mia carriera. Allenare gli azzurri è un po’ come fare il Presidente della Repubblica: sei di tutti. E io so che non ci dimenticheranno mai. Nostalgia? Ho smesso ormai da cinque anni, e la panchina sinceramente non mi manca. Mondiale del 1982? Guardavo e imparavo. Quella squadra così aggressiva e perfetta è stato uno dei miei modelli assoluti”.

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