Erano stati tutti prosciolti, a metà aprile, i sessantuno dirigenti e membri dei vari consigli di amministrazione e le undici società finite a giudizio al Tribunale Nazionale Federale per il caso legato alle plusvalenze. Prim’ancora di quella ordinaria, nei mesi scorsi si era già mossa la giustizia sportiva per fare chiarezza su alcune operazioni (come quella di Osimhen ma anche lo scambio Pjanic-Arthur tra Juventus e Barcellona) finite sotto la lente d’ingrandimento per valutazioni economiche ritenute eccessive rispetto al valore dei calciatori e al loro apporto nelle squadre in cui si erano trasferiti.

Furono chiare, allora, le richieste della Procura Federale: 11 mesi e 5 giorni per il presidente Aurelio De Laurentiis, 6 mesi e 10 per la moglie Jacqueline Baudit e i figli Edoardo e Valentina, 9 mesi e 15 giorni per l’amministratore delegato Andrea Chiavelli più 329 mila euro di ammenda al club. La Corte d’Appello della Federcalcio respinse anche il ricorso presentato dalla Procura Federale dopo l’esito della sentenza di primo grado perché non era possibile stabilire un criterio oggettivo sui valori dei cartellini dei singoli calciatori.

DEFERIMENTO –  Il 1 aprile, poche ore dopo il caos con primo deferimento per la quarantena non rispettata da tre calciatori in occasione di Juventus-Napoli di inizio gennaio (anche in quel caso tutti prosciolti), la Procura della Figc inviò le comunicazioni di deferimento al Napoli e ad altre quattro società di Serie A, Juventus, Genoa, Sampdoria ed Empoli (undici in totale con Pro Vercelli, Parma, Pisa, Chievo Verona, Novara, Pescara), dopo aver acquisito e studiato la ricca documentazione relativa ad alcuni trasferimenti. Le società furono deferite a titolo di responsabilità diretta «per avere contabilizzato nelle relazioni finanziarie plusvalenze e diritti alle prestazioni dei calciatori per valori eccedenti quelli consentiti dai principi contabili». Tra le operazioni segnalate, oltre a quella di Osimhen con Karnezis e i giovani Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri al Lilla, figurava anche lo scambio Pjanic-Arthur tra Juventus e Barcellona. L’indagine era partita dalla segnalazione della Covisoc ed era stata chiusa il 21 febbraio dalla Procura Federale. La Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche aveva messo nel mirino diverse operazioni tra il 2019 e il 2021 (quella di Osimhen si concretizzò nell’estate del 2020) che coinvolgevano non solo squadre italiane ma anche diverse società estere.

RICHIESTE – Non sussistevano rischi di penalizzazioni o pene più severe, la Procura Federale aveva chiesto maxi-multe e inibizioni: 11 mesi e 5 giorni per il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ma anche – tra gli altri – 16 mesi e 10 giorni di inibizione per l’ex direttore sportivo della Juve, Fabio Paratici, e 12 mesi per Agnelli, 8 per Nedved, altrettanti per l’attuale amministratore delegato bianconero Maurizio Arrivabene, 12 mesi per l’ex presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, 11 mesi e 15 giorni per il patron dell’Empoli Fabrizio Corsi. La tesi della difesa dei club coinvolti si basava sull’impossibilità nel definire in modo oggettivo il prezzo di un cartellino , frutto di un accordo tra privati.

D’altronde, la Procura Federale aveva utilizzato come metodo di giudizio anche una nota piattaforma web (Transfermarkt) specializzate nelle valutazioni economiche dei calciatori.

Alla fine sono stati tutti prosciolti e la Corte d’Appello della Figc, un mese fa, ha respinto anche il ricorso della Procura Federale che aveva fatto ricorso dopo la sentenza di primo grado. 

Lo scrive oggi Il Corriere dello Sport.