CARATTERI. “Conosco anche giocatori che in campo sono una cosa e fuori dal campo un’altra, tosti in partita, simpaticissimi e alla mano nella vita di tutti i giorni. De Rossi era uno che ti dava del filo da torcere, ma se lo incontravi fuori e ci facevi due chiacchiere scoprivi un ragazzo diverso… I calciatori di oggi sono più facili da dirigere. L’Inter di Mou, quella del triplete, aveva Cambiasso, Stankovic e quella meraviglia di capitano”.
DIALOGO. “I miei figli guardano Messi e Lautaro, io sono cresciuto seguendo Agnolin. Personalità, autorevolezza, standing. Altri tempi: Gigi che prende il braccio di Maradona oggi non sarebbe possibile”.
VAR. “Pensavo che avrebbe tolto e non aggiunto. Ero molto preoccupato. Mi hanno convinto Rosetti, il nostro project leader, Rizzoli e Rocchi. Oggi devo dirti che mi sento molto più sereno. Quando ho Irrati al Var mi rilasso, ha un tono di voce e una sicurezza che ti tranquillizzano all’istante. L’altro giorno in Psv-Siviglia di Champions mi ha comunicato con decisione che c’era il tocco di mano, fattuale, overrule e gol annullato”.
NIENTE CASTA. “Non siamo una casta. Quali privilegi? Siamo una squadra che ha voglia di far bene, tra noi discutiamo, ci confrontiamo”.
INGAGGI. “Io sognavo di arbitrare a San Siro, di dirigere un derby di Milano, di Genova. Secondo te pensavo ai soldi? Soprattutto in un periodo come questo poi… Vivo in un paese in cui c’è gente che non riesce a pagare la mensa scolastica dei figli, e mi parli di soldi”.