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Società “spaccata”, ma si proseguirà con Allegri

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Un ingaggio onerosissimo fino al 2025, ma anche motivazioni tecniche. Agnelli non intende cambiare, Nedved invece vorrebbe voltare pagina. Esclusa l’ipotesi di un traghettatore: servirebbe subito un allenatore top

Avanti con Max Allegri. La linea in casa Juve non cambia, il post-Monza scivola via più o meno come il post-Benfica. Anche se la situazione è peggiorata pure in campionato, anche se la squadra sembra se possibile ancora più in crisi. Il partito degli Allegri-out si rafforza e ingrandisce giorno dopo giorno, ma succede soprattutto fuori dalla Continassa. Lì dentro la linea non cambia, si va avanti con Allegri, per scelta e per forza. 

AVANTI CON MAX – Proseguire con l’attuale allenatore non significa immobilismo duro e puro. Sono questi, infatti, giorni di riflessione, di confronti, anche di scontri. C’è chi vorrebbe cambiare ora e chi invece è convinto che i conti si facciano sempre e solo alla fine. In questo caso specifico, il tempo dei bilanci definitivi può semmai essere anticipato a novembre, anche se resterebbe comunque giugno l’orizzonte fissato: sempre che la rotta venga invertita sul campo e con i risultati, perché la Juve così com’è non va bene a nessuno, qualcosa va fatto e fatto subito. Solo che questo qualcosa, dovrà riuscire a farlo proprio Allegri secondo quello che è l’esito delle riflessioni effettuate. C’è Pavel Nedved da tempo a guidare la fronda del cambiamento immediato, i suoi sfoghi (anche nei confronti dei giocatori) non fanno più notizia, come il fatto che sia stato lui insieme a Fabio Paratici a spingere per la rivoluzione fallita del biennio targato Sarri-Pirlo.

Al contrario, il ritorno di Allegri ha avuto nel presidente bianconero Andrea Agnelli il principale protagonista, lui non avrebbe nemmeno cambiato nel 2019, sempre lui ha condiviso e approvato questo programma quadriennale che non è neppure arrivato al giro di boa. E per quanto anche Agnelli sia a sua volta deluso dell’attuale momento e in assoluto di come si stia sviluppando l’Allegri-bis, il tempo per una nuova rivoluzione non sembra ancora arrivato né particolarmente vicino salvo ribaltoni attualmente non previsti.

PERCHE’ SI’ – La parola «esonero» è circolata, molto più di «dimissioni». Dietro la decisione di andare avanti con Allegri, perché piaccia o non piaccia resta una decisione, ci sono sicuramente valutazioni economiche. Anche, ma non soltanto: l’ingaggio da 7 milioni netti più bonus a stagione fino al 30 giugno 2025 è un fattore che non si può sottovalutare, soprattutto considerando i costi che imporrebbe anche un altro allenatore. Lo sa bene e lo ha spiegato con altrettanta chiarezza Maurizio Arrivabene negli scorsi giorni, tra una battuta distensiva e una dichiarazione brutalmente reale: il bilancio che verrà approvato in questi giorni dal CdA parla chiaro, bisognerà mettere in preventivo anche una Juve fuori ai gironi di Champions e sarà un appuntamento in cui verrà affrontata inevitabilmente anche la questione Allegri. Che viene confermato anche per ragioni tecniche. Perché in casa Juve si è giunti alla conclusione che in questo momento un cambio di allenatore porterebbe più svantaggi che benefici, sono talmente tanti i problemi che diventa difficile pensare di risolverli solo rimpiazzando Allegri: se fosse così facile, anche l’aspetto economico scivolerebbe in secondo piano. Poi, sulla piazza, bisognerebbe individuare un allenatore ritenuto di spessore almeno pari a quello di Allegri che possa impostare da subito un progetto di ampio respiro, al di là del fatto che la Juve di Agnelli non ha mai cambiato in corsa (nemmeno l’anno di Delneri) viene spazzata via l’ipotesi di un traghettatore quando il calendario dice ancora «settembre». E allora avanti con Max. Almeno per ora. 

Lo scrive oggi Il Corriere dello Sport.

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