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Danilo: “Casi Robinho e Dani Alves? Specchio di una società malata”

Il capitano della Juventus è intervenuto dal ritiro del Brasile e si è espresso in merito ai casi che hanno coinvolto i due connazionali

Danilo è intervenuto in conferenza stampa dal ritiro del Brasile e ha parlato molto anche dei casi di violenza sessuale che hanno coinvolto Dani Alves e Robinho. Ecco cos’ha detto il capitano della Juventus in merito.

“Stanno arrivando giudizi da tutte le parti ed è molto complicato parlarne, vista la mia posizione di giocatore che è da più tempo nella squadra brasiliana e interpretando il ruolo che ricopro, è importante che io parli e dica la mia. In merito all’argomento è necessario sensibilizzare la squadra brasiliana a partire dalle categorie giovanili e il calcio brasiliano nel suo complesso, fino ad arrivare a quello base, ma vorrei riflettere anche sul fatto che questo non avviene solo nel calcio. Questo è uno specchio della nostra società e si riflette anche nel calcio. Noi, come atleti di alto livello, dobbiamo capire il posto che abbiamo, qual è il nostro ruolo. Dobbiamo capire che abbiamo il potere di influenzare positivamente o negativamente ed è tempo per noi di capire meglio qual è il nostro ruolo. Si è vero è vero giochiamo a calcio, rappresentiamo i nostri club e la nostra Nazionale e siamo anche un esempio di comportamento fuori dal campo per i giovani. Io provo spesso a pensare che non sono solo un calciatore”. 

Poi continua:

“Essere un giocatore fa parte della mia vita, ma c’è anche un’altra parte della mia vita che è importante ed è all’interno di questa porzione che ci deve essere apprendimento e crescita personale, questo è ciò che cerco di fare. Dobbiamo capire che abbiamo delle madri, delle sorelle, delle figlie, delle mogli e delle fidanzate e che queste donne attraversano prove e pensieri che noi uomini non affrontiamo. Pensano a quali vestiti indosseranno o meno in base al giudizio degli altri, per esempio. L’altro giorno parlavo con una persona e lei mi ha detto che se c’è un camion parcheggiato sul marciapiede, allora lei non cammina dietro al camion perché ha paura che qualcuno le faccia del male. Noi, come uomini, non abbiamo quel tipo di paura in generale. Iniziare questo percorso verso la consapevolezza, attraverso il dialogo con i giovani, è importante per far sì che si formi un pensiero più genuino e riflessivo, mettendosi nei panni delle donne in modo più empatico. Questo puó essere il primo passo per fare in modo che le donne possano avere maggiore libertà di occupare i posti che meritano di occupare”.

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