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ESC. TJ – Giaccherini: “Primo scudetto e gol al Catania i momenti più belli. Quella finale di Coppa però…”

giaccherini

L’ex esterno bianconero, oggi commentatore per DAZN, ha parlato ai nostri microfoni anche della Juve di oggi

Dalla Juventus di Conte fino a quella odierna, l’intervista concessaci da Emanuele Giaccherini è stata anche un viaggio negli ultimi dieci anni della storia bianconera, un periodo temporale senz’altro ricco di soddisfazioni ma che ultimamente vede la Vecchia Signora un po’ in affanno.

Senza dunque perdere tempo, andiamo a vedere cosa ci ha raccontato l’ex esterno, oggi commentatore per DAZN.

Partiamo dalla folle partita contro la Roma: più preoccupazioni o più elementi positivi?
«Credo entrambe le cose. Allegri dovrà farsi delle domande sul perché la squadra sia subito andata in svantaggio sia nel primo che nel secondo tempo, giocando peraltro in maniera passiva e poco brillante. Detto questo può succedere di sbagliare approccio e alla fine la Juventus ha ribaltato la gara con rabbia, orgoglio e carattere. Forse alla fine gli elementi a favore superano quelli a sfavore: quando rimonti in questo modo contro una “big” come la Roma vuol dire che c’è il DNA Juve. I bianconeri comunque stanno attraversando un momento importante, arriva da tanti risultati utili e ha portato a casa quattro punti negli ultimi due scontri diretti. Penso che alla vigilia di questi due impegni avrebbero messo la firma per questo bottino. Diciamo che qualche input va dato, però c’è fiducia».

La Juventus vive alti e bassi: sarà sufficiente per la qualificazione in Champions?
«No, la Juve non può avere alti e bassi, anche perché non sempre è possibile recuperare, soprattutto in Champions: se perdi 2-0 fuori casa, poi è dura ribaltare tutto al ritorno. La Juve ci ha abituato ad avere costanza, subire pochi gol e portare a casa vittoria. Certo alla fine contano i tre punti, ma occhio ai campanelli d’allarme…».

Il mercato può puntellare la rosa per la seconda parte di stagione? Anche in virtù dell’infortunio a Chiesa…
«L’infortunio di Chiesa è una notizia negativissima per tutti. Personalmente avevo subito capito l’entità dell’infortunio perché il movimento del ginocchio è stato davvero brutto. La Juve dovrà guardarsi intorno perché davanti a sé ha sia la Champions che la corsa al quarto posto. Atalanta e Napoli viaggiano veloci, quindi servirà un giocatore forte, anche se bisogna capire se si prenderà qualcuno per arrivare a fine stagione oppure se sarà un investimento a lungo termine».

Si gioca, ma allo stadio ci saranno cinquemila persone: entrambe decisioni giuste?
«Sono entrambe decisioni non facili da prendere, ma viviamo in un momento storico che, nonostante duri da ormai due anni, è sempre nuovo. Il protocollo della FIGC ha messo le cose in chiaro e cercherà di impedire lo stop del campionato. Certo, quando ci sono tanti positivi è difficile giocare, ma penso che alla fine le partite rinviate saranno poche. Per quanto riguarda i tifosi allo stadio, mi dispiace che possa entrare così poca gente. Sinceramente comunque non capisco perché scegliere un numero fisso e non una percentuale: cinquemila persone al Meazza sono una cosa molto diversa rispetto a cinquemila persone al Penzo».

Parliamo un po’ di te: Conte anni fa disse che se ti fossi chiamato “Giaccherinho” avresti avuto molta più considerazione. Credi che effettivamente nel mondo del calcio italiano ci sia un po’ troppa esterofilia e che la Nazionale ne possa risentire?
«In questo momento in Serie A ci sono tanti italiani giovani forti e titolari nelle rispettive squadre: penso a Chiesa, Barella, Bastoni, Zaniolo, il terzetto del Sassuolo composto da Frattesi, Scamacca e Raspadori. Negli ultimi anni è stato intrapresa la strada giusta e anche Mancini sta facendo un ottimo lavoro. Ora speriamo che arrivi la qualificazione ai Mondiali perché tutti vogliamo vedere l’Italia in Qatar».

Il momento più bello e il rimpianto più grande della tua esperienza alla Juventus?
«In cima alla lista metto sicuramente il primo scudetto e il gol contro il Catania durante la stagione successiva, emozioni che ricorderò sempre. Difficile trovarne uno brutto perché alla Juventus ho vissuto due anni stupendi, però se potessi cambiare qualcosa cambierei la finale di Coppa Italia persa contro il Napoli (stagione 2011/2012, ndr). Avevo sempre giocato e agli ottavi e ai quarti ero stato protagonista segnando sia contro il Bologna che contro la Roma, ma in finale hanno giocato i “titolari” e io non sono nemmeno sceso in campo. Credo che avrei meritato meritato di giocare…».

Chiudiamo con il presente: hai intrapreso una nuova carriera a DAZN, come ti trovi in queste vesti?
«Mi trovo benissimo, sono entusiasta! Mi piace perché parlo di calcio, vedo partite e giocatori, conosco nuove persone. È un bagaglio che si riempie in vista del futuro, anche se ancora non so cosa farò più avanti. Per il momento sto bene così, in queste vesti ho modo di seguire il calcio e stare in un mondo che è la mia vita».

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