Le richieste folli della madre agente Veronique hanno fatto saltare la cessione del centrocampista francese al Manchester United. Ora serve fare spazio sia numericamente sia alla voce ingaggi
Si può chiamare effetto Rabiot. Quello che porta la Juve di nuovo a rallentare in una fase del mercato in cui servirebbe accelerare. La cessione del centrocampista francese, infatti, avrebbe permesso al club bianconero di completare il complesso mosaico dell’organico da mettere a disposizione di Max Allegri: erano pronti 20 milioni più bonus in arrivo da Manchester, si sarebbe liberato ulteriore spazio salariale, poi la rottura tra lo United e Veronique Rabiot ha complicato i piani della Juve.
Che prevedevano comunque altre cessioni da completare magari in extremis, come quella complicatissima di Arthur o quelle dei vari giovani sulla rampa di lancio del prestito. Compromesso l’affare Rabiot, invece, si torna a prendere tempo anche per quelle operazioni ormai apparecchiate: vedi Memphis Depay, vedi Leandro Paredes.
Obiettivi sempre centrali in vista delle ultime settimane di mercato, ma prima di passare alle battute finali adesso la Juve deve di nuovo ricreare le condizioni interne ritenute necessarie: al di là dell’attesa dell’accordo tra Depay e il Barcellona, al di là di quello tra Juve e Psg, bisogna creare spazio in qualche modo.
Magari tornando a valutare eventuali proposte in arrivo anche per altri elementi che sembravano ormai sicuri di restare (come Denis Zakaria o addirittura Weston McKennie, non in vendita ma nemmeno incedibili).
Il tempo di cambiare registro, quindi di comprare anche senza la certezza delle cessioni, magari arriverà ma oggi non è ancora arrivato.
Lo scrive oggi Il Corriere dello Sport.